Gli interventi sulle case antiche non vincolate dalla soprintendenza sono di norma regolati in modo da non deturparne il carattere storico. Spesso a questi fabbricati è assegnata come tipologia massima di intervento il risanamento conservativo, che l’articolo 3 del D.P.R. 380 del 2001 definisce come un intervento edilizio rivolto a conservare l’organismo edilizio e ad assicurarne la funzionalità mediante un insieme sistematico di opere che, nel rispetto degli elementi tipologici, formali e strutturali dell’organismo stesso, ne consentano destinazioni d’uso con essi compatibili. Tali interventi comprendono il consolidamento, il ripristino e il rinnovo degli elementi costitutivi dell’edificio, l’inserimento degli elementi accessori e degli impianti richiesti dalle esigenze dell’uso, l’eliminazione degli elementi estranei all’organismo edilizio.
La definizione cerca di racchiudere in poche parole tanti concetti, pertanto non si può soffermare a descrivere bene tutte le caratteristiche che sarebbe bello conservare. Così, quando interveniamo su una casa antica della tradizione popolare, sarà la nostra sensibilità a spingerci verso scelte responsabili e conservative.
Rifacimento di un intonaco ammalorato
Uno degli interventi più frequenti che si effettuano su queste case è il rifacimento dell’intonaco. Si tratta di un’operazione che molti affrontano con leggerezza, un po’ per scarsa conoscenza del comportamento dei materiali storici e un po’ per questioni di carattere economico. Spesso capita di vedere interventi di demolizione di intonaci che fanno parte della casa da centinaia d’anni e di vederli sostituiti con intonaci a base cementizia, che nel giro di qualche decennio si crepano e si staccano perché non sono compatibili con i materiali antichi sottostanti.
Indagini sull’intonaco esistente
Quando ci troviamo a dover ripristinare l’intonaco di una casa molto vecchia in mattoni o pietre assorbenti, consiglierei sempre di seguire tutti i procedimenti tipici del restauro. Sarà quindi necessario osservare e studiare attentamente il fenomeno, cercando di capire bene quali materiali abbiamo davanti, sia per comportamento fisico, che chimico. Questo probabilmente potrà richiedere delle analisi sulla composizione delle malte che compongono il vecchio intonaco.
E’ necessario anche capire le motivazioni del degrado dell’intonaco e, prima di provvedere al suo rifacimento, eliminare ogni possibile causa che possa danneggiare quello nuovo. Infatti vari fattori possono provocarne il deterioramento, come l’umidità di risalita, l’azione degli agenti atmosferici per mancanza di opportune protezioni, una composizione chimica non adatta al supporto murario e altro ancora.
Una volta determinate le cause e trovata una soluzione per ognuna di esse, si può passare a trattare l’intonaco. Una delle operazioni fondamentali è eseguire un’indagine battendolo con un mazzuolo. Quando suona a vuoto significa che l’intonaco non è ben fissato alla muratura sottostante e quindi si prospettano due soluzioni: demolirlo oppure, se si tratta di un intonaco di particolare pregio, si può valutare di salvarlo effettuando delle iniezioni per incollarlo nuovamente al supporto. Nel caso in cui il suono risulti sordo, significa che l’intonaco è ancora ben aderente al muro e quindi si può valutare di mantenerlo.
Generalmente, si cerca di lasciare l’intonaco esistente quando è ancora ben saldo al muro per almeno il 40% della superficie che ricopre. In caso di percentuali minori, si cerca comunque di salvaguardare almeno quelle parti su cui sono presenti memorie storiche che la nostra coscienza non si sente proprio di eliminare.
Preparazione della muratura per il nuovo intonaco
Una volta deciso su quali superfici si vuole rifare l’intonaco, si provvede a scrostare quello esistente con una martellina e ad eliminare tutte le polveri rimaste con una spazzola di saggina. Nel caso in cui siano presenti delle efflorescenze saline, è bene eliminarle a secco con la spazzola di saggina, non bagnandole poichè si rischierebbe di diluirle nuovamente e non si riuscirebbe così a toglierle.
Una volta eliminati tutti i sali, si prepara la superficie muraria ad accogliere il nuovo intonaco. Si trattano i mattoni rimasti a lungo sotto l’azione delle intemperie lavandoli con acqua demineralizzata e spazzolandoli con brusche di saggina, in modo da rendere ruvida la superficie dei mattoni per far aderire l’intonaco.
Infine, si bagna abbondantemente tutta la superficie perché il nuovo intonaco che si andrà ad applicare, se composto coi materiali tradizionali degli intonaci antichi, ha la tendenza ad assorbire molta acqua ed in assenza di questa tende a bere quella delle malte della muratura sottostante.
A questo punto il paramento murario è pronto per il nuovo intonaco, che dovrà avere caratteristiche chimiche, fisiche e meccaniche compatibili e dovrà essere steso in più strati secondo modalità tradizionali che meriteranno una descrizione specifica di approfondimento.